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Anno 30 - 5 aprile 2018 


La presidente della VII Commissione della Camera risponde alla nostra istanza

di - 16 dicembre 2015

Riportiamo qui di seguito la risposta dell'on. Flavia Piccoli Nardelli, presidente della Commissione Istruzione e Cultura della Camera dei Deputati, all'istanza da noi presentata sui ricercatori ex lege 449/1997.

Gentile prof. Sacchi,
la ringrazio di avermi voluto portare a conoscenza della lettera che ha inviato alla Ministra Giannini e ai Presidenti Lenzi e Manfredi in merito a problematiche relative al precariato universitario e, in particolare, ai titolari o già titolari di assegni di ricerca ex L. 449/1997.
Comprendo bene il disagio di decine di migliaia di persone che, in seguito soprattutto al blocco parziale del turn over in vigore sin dal 2008 e poi reiterato più volte, non hanno trovato spazi di assunzione a tempo indeterminato nelle università e negli enti pubblici di ricerca pur avendo dimostrato abilità di ricerca di buon livello e grande passione per la didattica e la ricerca, tanto da accettare precariati lunghi e umilianti con salari spesso veramente esigui. Ne è testimonianza la rapida e forte contrazione degli organici universitari, tante volte efficacemente segnalata dagli organi di rappresentanza del sistema universitario nazionale. Purtroppo però la ben nota situazione della finanza pubblica non ha finora permesso di rimuovere il blocco parziale del turn over, né di varare quei piani straordinari di assunzioni a tempo indeterminato sollecitati da più parti. Nella legge di stabilità attualmente in discussione alla Camera sono stati presentati emendamenti da deputati della Commissione VII, alcuni già approvati dalla medesima Commissione, che riguardano questi temi. Li potrà trovare facilmente sul sito della Camera. Mi auguro che almeno alcuni di essi possano trovare spazio nella versione definitiva della legge che sarà approvata entro la fine dell’anno.
A proposito dell’abilitazione scientifica nazionale la Commissione VII della Camera ha recentemente approvato il parere sul nuovo regolamento e quindi il meccanismo di abilitazione dovrebbe presto ripartire con le modifiche stabilite dalla legge nel 2014. Mi permetta però di chiarire che l’abilitazione universitaria è ben diversa da quella scolastica, in quanto per legge è solo un titolo che è necessario possedere per partecipare ai concorsi a posti di professore universitario banditi dalle università. Dunque chi è in possesso dell’abilitazione non ha maturato alcun diritto all’assunzione, né a percorsi preferenziali nei concorsi universitari rispetto agli altri abilitati.
Spero comunque che si apra presto un dibattito approfondito su questi temi che veda rappresentati in fruttuoso confronto tutte le opinioni e proposte avanzate da organi rappresentativi, sindacati, associazioni in modo da orientare e stimolare l’azione governativa e parlamentare.
Un sistema ordinato e regolare di assunzioni e carriere nelle università è la condizione necessaria per ridare a questo sistema cruciale per lo sviluppo culturale ed economico del nostro Paese quella stabilità che è fondamentale per il suo miglior funzionamento.
Con i migliori saluti.
Flavia Piccoli Nardelli

Ecco la replica del nostro Sindacato.

Onorevole Flavia Piccoli Nardelli,
la ringrazio della cortese risposta e le do fin d’ora la piena disponibilità mia, e del SAUR che rappresento, per il fruttuoso confronto da lei prospettato e fin d’ora chiarisco che da sempre è fondamento di questa O. S. l’aspirazione a un sistema ordinato e regolare di assunzioni e carriere nelle università come base per lo sviluppo della cultura e dell’economia italiana.
Infatti non abbiamo mai chiesto in ambito di docenza universitaria promozioni ope legis e siamo d’accordo che un’abilitazione non è la garanzia di avere un posto, ma solo l’attestazione della capacità di insegnare la disciplina di riferimento. Ciò non toglie che l’eccessivo ricorso al precariato per coprire le cattedre di prima e seconda fascia dequalifica le nostre università, essendo ovvio che persone praticamente non pagate per l’attività che svolgono nel mondo accademico non possono dedicarsi a tempo pieno alla ricerca, dovendo fare altro per vivere.
Nella previsione, poi, di nuove tornate abilitative, secondo le disposizioni di legge, è necessario provvedere per evitare i non pochi effetti distorsivi verificatisi nelle prime tornate; negli interventi ad hoc sarebbe a nostro avviso necessario prevedere un’adeguata valutazione del servizio prestato come professori e/o come ricercatori a contratto.
La Sua lettera, confermando il Suo impegno a porre in essere i provvedimenti legislativi necessari per un rilancio dell’Università italiana - così che essa possa tornare ad essere una delle prime nel mondo e insieme motore di promozione culturale e sociale dei giovani capaci e meritevoli, che sono le migliori risorse di questo Paese - mi lascia ben sperare nella possibilità di una collaborazione di questo Sindacato, aderente alla CIDA, sin dalle fasi di rilevamento delle necessità e dell’elaborazione dei testi.
Ricambio i migliori saluti.
Dario Sacchi


 


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